Mussolini l'italiano

Mussolini l'italiano

L'analisi del mito del Duce s'intreccia strettamente, in quest'opera, alla ricostruzione delle vicende biografiche. Secondo la tecnica suggerita da Bottai nell'ottobre 1936 ("Bisogna imporre la fisionomia, il gesto, la parola con la reiterazione fotografica, cinematografica, fonografica") fu costruito il mito, a cui lo stesso Mussolini diede il massimo contributo. Volle creare una nuova forma di culto, ma riuscì a dare vita solo a una liturgia. Si propose di dominare il corso della storia, ma finì molto spesso con l'addattarsi alle circostanze. Nel 1922 si mise a capo della Milano che muoveva alla conquista di Roma, ma poi si lasciò conquistare da Roma. Andò al governo come sostenitore del più fermo liberalismo e si trasformò in statalista. Credette nel mercato mondiale, ma realizzò l'autarchia. Sognò la gloria in battaglia e si fece catturare in divisa da soldato tedesco. Ma molti italiani ne subirono il fascino. Il 29 aprile 1945 vollero, impiccandono il cadavere, annientare l'immagine e distruggerne il mito: fu anche un modo per dimenticare e autoassolversi.
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