Festa mobile

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I bistrò, i marciapiedi, le bevute, l'oppio, le corse dei cavalli, i campioni di ciclismo con tanto di baffi. Parigini, americani e Parigi. Fame (vera) come disciplina e scuola; snobismo letterario e no, cose pulite e cose meno pulite: ma tutto in un'aria di "vita intesa come una 'fiesta'", con ogni giorno nuove esperienze e nuove disillusioni. Libro anche di confessione, ma scritto con l'acido prussico, la "barbarie" di Hemingway è qui continuamente tentata tra l'infantilismo più acuto di pura marca U.S.A., e un tipo di impassibilità che ha preso il colore e la consistenza del sasso. E infatti l'Hemingway che scrive ha ormai alle spalle il suo testamento ("Il vecchio e il mare"), ha messo almeno un piede in un'altra dimensione del tempo e sta scoprendo, drammaticamente, il terreno della propria morte prematura.
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