Lacrime impure

Nel timore di soccombere di fronte alle mille, opposte pulsioni che le sirene del mondo accendono in continuazione nella sua mente, Andrea decide di intraprendere il noviziato nella Compagnia di Gesù. Ma alle prime impressioni di serenità e di pace subentra ben presto una malcelata insofferenza verso quel sistema di regole rigidissime, assillanti e vessatorie, che connotano la nuova vita claustrale. Attenersi con scrupolo ad esse, come pure il giovane cerca faticosamente di fare, spegne ogni senso critico, ogni esercizio dell'intelligenza, ogni autentica domanda religiosa. Per contro la sopravvenuta passione amorosa per fratel Lodovico, compagno di noviziato, allontana ulteriormente il protagonista dal miraggio della purezza spirituale, da un ordine interiore finalmente duraturo e certo. Il caotico magma di desideri torbidi e contradditori - da cui Andrea aveva cercato disperatamente di fuggire allontanandosi dal mondo ed entrando in seminario - non è stato affato scalfito. Soltanto un altro novizio, fratel Zann, gli sarà davvero vicino nel suo drammatico rovello. E dopo aver instillato in lui nuovi e ben radicali dubbi rinuncerà addirittura a prendere i voti. Andrea al contrario, pur consapevole di quanto fragile e aleatoria sia la sua vocazione, non tornerà sui propri passi, assumendo le vesti decisamente paradossali del "gesuita perfetto". Il "Gesuita perfetto" era infatti il titolo originale di questo splendido romanzo quando, nel 1960, apparve per la prima volta e fu accolto entusiasticamente da critici e scrittori come Paolo Milano, Goffredo Parise, Elsa Morante e Cristina Campo.