L'essenza del cristianesimo

Quale bisogno abbiamo - dopo duemila anni, migliaia di volumi e avvelenate dispute teologico-filosofiche - di qualcuno che ci definisca ancora l'essenza del cristianesimo? Non la conosciamo già? Non ci è ben nota fin dai primi anni della nostra vita? "L'essenza del cristianesimo", in realtà, è un titolo che rimanda a una lunga storia, alla guerra senza quartiere dichiarata dalla modernità contro ogni forma di credenza religiosa. Lo scelse Ludwig Feuerbach, il padre dell'ateismo scientifico moderno, per sferrare l'attacco più poderoso e sistematico che fino a quel tempo il cristianesimo avesse mai sostenuto, e che, condiviso e ripreso da Karl Marx, si incarnò in concrete azioni politiche. Ora, a distanza di oltre un secolo e mezzo, e dopo il crollo delle ideologie nemiche della religione, sembrerebbe giunto il momento per il cristianesimo di celebrare il suo trionfo. In realtà, però, dalle macerie di quelli che furono i miti della modernità si leva non una rinata e consapevole civiltà cristiana, ma, come ebbe a definirlo un grande interprete dei nostri giorni, "il più inquietante degli ospiti, il nichilismo". E' in questo scenario attuale, di tante parole e di pochi concetti, di tante cose e di pochissime verità, che il più noto teologo italiano pone di nuovo la domanda sull'essenza del cristianesimo. Non è una questione che interessa i soli credenti, visto che le radici della civiltà occidentale sono nei concetti centrali del cristianesimo (l'occidentale cultura dei diritti umani, per esempio, non sarebbe mai sorta senza l'idea dell'incarnazione di Dio). Ma l'essenza del cristianesimo è una questione che coglie appieno, soprattutto, l'inquietudine che attraversa l'anima dei cristiani di oggi e che Bruno Forte, con la consueta penetrazione speculativa unita a uno stile chiaro e affascinante, interpreta con la sapienza e l'autorevolezza di un classico.