Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome

Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome

Tempestad è un paese che nessuna carta geografica riporta, ma è rimasto profondamente inciso nella carne di Luis fin dal giorno che ha dovuto abbandonarlo. A Tempestad tutti suonano il violino e giocano a scacchi e sia gli scacchi sia i violini sono intagliati nella cedrela, un legno particolare dal profumo di cannella. Le partite a scacchi, a Tempestad, nessuno può vincerle, perché nessuno gioca per vincere, ma solo per pareggiare: le partite infatti non possono essere un episodio ma devono significare l'intera storia, e perché non finiscano mai ognuno studia le mosse per riequilibrare il gioco compensando gli errori dell'avversario. Partito da Tempestad troppo giovane per ricordare tutto, di questo passato fantastico Luis si riappropria poco alla volta attraverso le storie che gli racconta Donald Byrne, un misterioso scacchista imbarcato sulla 'Scirocco', la nave da crociera nella cui orchestra di bordo Luis è finito a suonare. Di Byrne si dice che abbia smesso ufficialmente di giocare il giorno in cui è stato battuto da un Bobby Fischer ancora ragazzino. Adesso passa le sue giornate chiuso in cabina davanti a un computer contro il quale gioca, ma c'è chi sostiene che dall'altra parte continui a esserci Fischer. Ma quando si è imbarcato Luis? E che cosa è successo nella sua vita dopo l'incontro con Chiara? Chiara è una ragazza ricca e capricciosa, complicata da un passato troppo pieno di ombre e incontri drammatici; è stata compagna di studi di Luis al conservatorio e ha coltivato un sogno assurdo: suonare e incidere l'interpretazione più memorabile che si conosca della 'Grande Fuga' di Beethoven, opera enigmatica e assoluta, vertice della musica romantica. Grazie ai suoi mezzi e alla sua bizzarria, Chiara ha messo insieme un quartetto composto da lei stessa, da Luis, dal più anziano Eliseo con la sua viola e dalla giovane violoncellista Giorgia, due uomini e due donne, quattro caratteri opposti, quattro modi radicalmente diversi di intendere la musica, da opporre e da armonizzare perché, come nel fuoco che fonde e rimescola i metalli, dal calore dello scontro, dalla tensione della controversia e dall'estasi della riconciliazione venga fuori il risultato assoluto. E' difficile interrompere la lettura di questo romanzo ricco di echi e di risonanze, abbondante di una vena generosa che intreccia e scioglie storie, personaggi e simboli con ritmo vorticoso, fino a creare un immaginario narrativo ampio come una lussureggiante foresta tropicale. Come quella Tempestad con le sue strade di terra che Luis ancora sente contro le piante nude dei piedi e nelle derive della memoria, come quell'intreccio di archetipi, di sogni, di racconti ai quali dobbiamo per forza un giorno o l'altro ritornare, se vogliamo ricordare il nostro vero nome e tutti i nomi del mondo.
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