Bartali. L'uomo che salvò l'Italia pedalando

Questa è la storia di un grande asso della bicicletta. Di uno che appartiene ad altri tempi, a quando si correva sugli sterrati, tra i sassi e la polvere, e non si pensava al doping, e le bici non erano i prodigi tecnologici di oggi. Gino Bartali è stato amato come pochi altri campioni nella storia dello sport. Per la sua ruvida schiettezza di popolano toscano, per la sua capacità di soffrire, per la sua fede cattolica, che pure gli creò dei problemi con i comunisti nel 1945. Proprio a lui, che non aveva mai voluto adeguarsi alle pretese propagandistiche del regime, tanto che Mussolini lo detestava e lo faceva spiare; e che durante la guerra aveva compiuto eroismi poco conosciuti, salvando dalla deportazione centinaia di ebrei. Bartali uomo e Bartali campione. Leo Turrini racconta i successi, i misteri e le tragedie di una carriera durata un quarto di secolo: le 144 vittorie, le quasi 1000 giornate di gara, le memorabili arrampicate sulle Alpi e sui Pirenei. Rivela tutti i retroscena della lunghissima rivalità, che spezzò in due l'Italia della ricostruzione, con l'amico-nemico di dure battaglie, Fausto Coppi: tanto fragile quanto lui era accanito, tanto elegante quanto lui era terragno, tanto moderno quanto lui era tradizionalista. E infine si sofferma a chiarire il celebre episodio della vittoria al Tour de France del 1948, poco dopo l'attentato a Togliatti, che secondo un'opinione condivisa salvò l'Italia da una guerra civile. Così popolare da essere coinvolto anche dal mondo dello spettacolo, Bartali partecipò fra l'altro al film "Totò al Giro d'Italia", al "Musichiere" con Mario Riva, poi nel 1992, con Sergio Vastano, condusse persino "Striscia la notizia". E Paolo Conte gli dedicò una bella e famosa canzone dove affiorano tutti quei tratti - il naso triste, gli occhi allegri, la grandezza dell'atleta invidiato dai francesi - che ormai sono entrati nel mito.