Quanto so di Anna

Quanto so di Anna

L'ospedale di un remoto villaggio del Congo è stato attaccato dai ribelli. Delle due infermiere italiane che vi lavoravano come volontarie, una è stata uccisa - crocifissa -, ma non si sa ancora quale delle due sia. Anche perché neppure della sopravvissuta si hanno più notizie. Una delle infermiere si chiama (o si chiamava?) Anna. Chi è (o chi era) Anna? "Anna è la mia Madame Bovary" confessa Parazzoli, una donna immersa nel pieno di quel "ventoso" decennio della vita femminile che sta tra i trenta e i quarant'anni. Anna è stata sposata con il suo professore di filosofia all'università, Matteo, uomo da cui si è separata dopo quindici anni; ha una figlia adolescente, Martina; ha scritto un libro su Etty Hillesum, la grande scrittrice uccisa dai nazisti ad Auschwitz. Ma chi è veramente Anna? La voce narrante di questo romanzo appartiene a un raffinato individuo di mezza età, riservato, solo, geloso dei propri spazi eppure intimamente "curioso" delle donne alla cui confidenza aspira, seduttore per giri tortuosi e sottili. Ha conosciuto Anna molto bene, le sue bizzarrie, le sue fissazioni. È stato il primo testimone della decisione di lasciare il marito in favore di un altro uomo, Filippo, decisione presa a freddo, lucida e premeditata, inquietante come certi "atti gratuiti" dei personaggi di Dostoevskij e degli eroi negativi dei romanzi esistenzialisti. E così, mentre l'Unità di Crisi della Farnesina cerca disperatamente di raccogliere notizie su quell'atroce esecuzione, questo narratore si abbandona al perverso piacere e alla bruciante nostalgia di raccontare la storia di Anna - intricata nel suo intrecciarsi di sentimenti e risentimenti, di slanci, di velleità - all'attenzione febbrile e partecipe di un'altra giovane donna, in una sorta di seducente moltiplicazione dei piani e delle interpretazioni. Sono personaggi, quelli di Parazzoli, percorsi da brividi di inquietudine, di irrazionalità profonda sotto l'aspetto della sensatezza e di illuminazioni abbaglianti sotto le apparenze della follia. Sono uomini e donne tormentati, sofferenti, destinati per orgoglio, per sfida, per malintesi sugli altri e su se stessi a non trovare requie, ma il loro obiettivo finale è elementare tanto quanto sono contorte le strategie per arrivarci: la ricerca della felicità. Così è anche per Anna, indimenticabile ritratto di donna che queste pagine ci consegnano.
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