Voci d'osteria

Voci d'osteria

Un susseguirsi di voci che esprimono un loro pensiero o una loro emozione, un sentimento della vita, E un coro di personaggi anonimi, uomini e donne che ci offrono una loro verità semplice: senza pudori, eppure senza eccessi o infingimenti. Franco Loi ha ascoltato dal vivo queste voci d'osteria milanesi, che a volte sembrano arrivare da lontano, da un'altra epoca, ma che altre volte invece ci parlano di umori e gioie, di amori e dolori di ogni tempo. Un campionario di figure vastissimo, nel quale trovano posto testimonianze in dialetto sagge o bizzarre, momenti di meraviglia e altri di ribellione, ma sempre in un orizzonte di concretezza estrema, di una condizione vissuta col realismo di chi sa bene che la sua sorte non sarà speciale. Ecco allora chi ama ma non capisce il mistero dell'amore, chi vorrebbe una testa di tartaruga per non pensare, chi dice che l'uomo guardandosi allo specchio si spaventa, chi si vergogna di se stesso e si sente un barabba o un demonio e chi alloggia nella spazzatura. Insomma, gente che vive una vita rudimentale ma vera e intensa, che conosce amore e crudeltà, che ignora nel modo più completo la falsità dei buoni sentimenti. Dopo questa galleria grandiosa e assurda di figure senza volto, il poeta riprende la parola in prima persona con l'ampio respiro della sua voce lirica. Ci racconta del dio dell'amore che è come una spina, degli occhi delle donne, del dolore che fa urlare, del fresco delizioso della città sotto la pioggia.
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