I giorni dell'oro

I giorni dell'oro

Agosto 1960. Gli occhi del mondo sono puntati sulla grande Olimpiade di Roma. A Pietro Barbero, ombroso commissario della squadra politica in servizio alla questura di Roma, il clima di euforia che ha contagiato tutti non fa né caldo né freddo. Ha la calma e la pazienza del giocatore di scacchi e un ordine da eseguire: tenere la guerra fredda lontana dai Giochi. Non sa niente di sport. Glielo ripete sempre il suo amico Vittorio, inviato di "Paese Sera". Con una passione sportiva seconda solo alla fede comunista, una voglia di vivere fino in fondo quei giorni e un fiuto eccezionale per le notizie, Vittorio è costantemente alla ricerca di interviste in esclusiva con gli atleti e... di un appuntamento con Elsa, bellissima ragazza bolzanina, una delle interpreti ufficiali arruolate dal CONI per aiutare i giornalisti a districarsi in quella babele di lingue e di razze che da sempre sono le Olimpiadi. Sono giornate memorabili, quelle che scandiscono questo scorcio di estate, negli stadi e fuori: Germania dell'Est e dell'Ovest, divise da un confine tracciato sulla carta, marciano unite il giorno dell'inaugurazione e vincono insieme le proprie medaglie; Abebe Bikila taglia per primo il traguardo della maratona correndo a piedi nudi, primo africano a vincere i Giochi; Livio Berruti, nello stupore generale, vince la medaglia d'oro nei 200 metri piani e trascina l'Italia a un insperato terzo posto nel medagliere, dietro soltanto alle due superpotenze mondiali. Una grande eccitazione attraversa il Paese, e la dolce vita va in scena ogni sera coi suoi riti e i suoi miti per le strade di una capitale mai così ammirata. Diciotto giorni di muscoli tesi dallo sforzo, di fatica e sudore, di sogni raggiunti, di speranze, di speranze spezzate, di sorrisi e di lacrime. Diciotto giorni in cui Elsa, Pietro e Vittorio faranno i conti con se stessi, inseguendosi, fuggendosi e incontrandosi proprio quando meno se lo aspettano. Diciotto giorni che cambieranno per sempre la loro vita. Ne “I giorni dell’oro” Francesco Pinto mette in scena con passo leggero e spedito le vicende di questo strambo terzetto di protagonisti. E facendoci rivivere attraverso i loro occhi un evento sportivo indimenticabile, un pezzo di storia del Novecento, ci riporta con la consueta abilità a un tempo in cui i sogni, il coraggio l’inventiva degli italiani avevano il potere di cambiare il mondo.
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