Quaranta giorni del Mussa Dagh (I)

Quaranta giorni del Mussa Dagh (I)

Primavera 1915, nei pressi di Antiochia, Impero ottomano. Gabriel Bagradian, un armeno da tempo stabilitosi all'estero, è in visita nel villaggio natale con la moglie francese e il figlioletto quando il governo ottomano dà inizio alla deportazione e allo sterminio del suo popolo. Le comunità che abitano alle pendici del monte Mussa Dagh decidono di combattere. Gabriel Bagradian, l'intellettuale che ha studiato alla Sorbona, si trova così, quasi per caso, a guidare l'eroica resistenza di alcune migliaia di armeni asserragliati sulla "Montagna di Mosè". Grande poema corale brulicante di personaggi indimenticabili, "I quaranta giorni del Mussa Dagh", pubblicato nel 1933, fece conoscere al mondo il feroce sterminio del popolo armeno. Basato su una ricchissima documentazione storica, è soprattutto un romanzo epico e drammatico, una vibrata, profetica denuncia di tutti i genocidi della storia e un inno alla determinazione dell'uomo e alla sua capacità di resistere. Prefazione di Antonia Arslan.
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Graziella Enna

Il protagonista de “I quaranta giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel, (la prima opera letteraria che si occupò del genocidio), di nome Gabriele Bagradian, esponente di una nobile e prestigiosa famiglia armena, dopo un lungo periodo vissuto in Francia, torna in Turchia, nel suo villaggio chiamato Yogonoluk, con la moglie francese e il figlio quattordicenne, riapre la sua antica dimora familiare, che diventa fulcro della vita culturale del villaggio, in cui al lettore sembra di palpare, respirare e vivere la raffinata cultura tradizionale armena...

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