Il sesto tomo dell'io

Il sesto tomo dell'io

"Il sesto tomo dell'Io" è costituito da una serie di brani incompiuti che avrebbero dovuto, secondo le intenzioni foscoliane, arrivare a formare un'opera organica di prose autobiografiche. I vari brani, tramandati in carte autografe, sono stati scritti in un periodo fra il 1799 e il 1801, in pratica fra le due redazioni dell'Ortis. Il più lungo è una lettera a Psiche in cui Foscolo racconta la sua iniziazione erotica. Un altro brano di rilievo è la gustosa descrizione dell'attraversamento dell'Appennino su un vecchio cavallo. In un altro ancora Foscolo confessa la sua febbre di gloria evocando un incontro con Diogene. L'insieme, per quanto frammentario, indica una tendenza stilistica abbastanza precisa: il rigetto delle tonalità sentimentali e la scelta del registro ironico. Ben prima di inventare Didimo Chierico, dunque, Foscolo aveva appreso la lezione di Sterne, e contava di usarla per rinnovare la prosa italiana. L'idea foscoliana rimane un progetto irrealizzato: "Il sesto tomo" è l'interessante testimonianza di un percorso letterario per il quale i tempi non erano ancora maturi. Nel 1801, infatti, l'urgenza di passioni politiche e patriottiche riprende il sopravvento su Foscolo che lascia "Il sesto tomo" e rimette mano all'Ortis. Il romanzo sterniano-swiftiano non viene più ripreso e per vedere in Italia una narrativa nuova, sotto il segno dell'autocontrollo e dell'ironia, bisognerà aspettare Manzoni.
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