Altre scene, altre danze. Vent'anni di balletto contemporaneo

"Altre scena, altre danze" vuole essere una riflessione sui profondi fermenti innovativi che hanno cambiato radicalmente il volto della danza come arte teatrale. Ci sono oggi tante danze quanti sono gli autori, i coreografi, i creatori di eventi scenici multimediali che, ben al di là dello storico contrasto tra balletto classico e danza moderna, sia pure con tregue e compromessi, utilizzando tutti i codici linguistici e qualsiasi tecnica del presente e del passato per un'arte soprattutto scenica e visuale, complessa, molteplice, stratificata. Su alcune figure soprattutto si è appuntata l'attenzione internazionale: l'americana Carlson, la tedesca Bausch, i francesi Marin e Gallotta, la fiamminga De Keersmaeker, lo svedese Ek, gli statunitensi Armitage, molto attiva in Europa, e Forsythe, operante a Francoforte. Ognuno di essi ha saputo rappresentare un suo mondo di idee, sogni, intrepretazioni drammaturgiche di miti e di racconti, e per farlo ha reinventato un suo linguaggio, ha proposto un suo discorso estetico e poetico, ha messo in campo i suoi gesti, i suoi suoni ed i suoi colori, ha elaborato una sua strada individuale o è diventato, anche suo malgrado, un caposcuola.Dopo il postmodern americano, teatrodanza e postclassicismo sono gli estremi tra cui oscillano le "mises en danse" di ciascuno, chi appassionato di cinema e influenzato dal montaggio filmico, chi cultore di rock, chi antropologo o umanista, semiologo o architetto. Non bastano certo più gli strumenti specifici, strettamente disciplinari, del balletto e della danza ad analizzare il corpus di opere ormai consolidato di questi coreografi-autori; poiché si sono forgiati un nuovo linguaggio personale, sempre consapevole delle proprie modalità di comunicazione, è necessario mettere in opera un'ampia strumentazione di analisi, per coglierne la densità teorica, la particolare cultura del corpo pensante in scena.