L'ultima lezione

L'ultima lezione

Il 15 aprile 1987, Federico Caffè esce di casa all'alba. Di lui non si saprà più nulla, nonostante le minuziose ricerche dei parenti, allievi e amici. Suicidio o ritiro in convento (magari a Serra San Bruno dove si sospettò dovette ritirarsi anche Majorana)? Ma, innanzi tutto: chi era Caffè? Economista "disubbidiente" al lavoro prima presso la Banca d'Italia e poi all'Università di Roma teorico scontroso e problematico di un Welfare State all'italiana, senza cedimenti a compromessi o clientele, collaboratore scomodo del quotidiano "il manifesto"; "seduttore intellettuale" tutto dedicato all'insegnamento e alla formazione dei propri allievi, fu il creatore di un "laboratorio" teorico da cui usciranno uomini come Ezio Tarantelli, ucciso dalle Br, e altri che, pur fra grandi e picccole divergenze, pensavano l'economia non come aggressività di un mercato senza controlli, ma come sistema razionale in grado di garantire anche i più deboli. Ma il 15 aprile 1987 Federico Caffè era soprattutto, o si sentiva, un uomo solo, ormai "pensionato" dall'università e dalla politica che lo aveva considerato per anni un "estremista", un'intelligenza provocatoria che aveva sempre rifiutato i suoi consigli al "Principe".Ermanno Rea ricostruisce il contesto di una vicenda personale avvolta dal mistero, ma anche un brano della storia recente d'Italia in cui l'economia ha provato a pensare un paese diverso e più giusto.
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