Stirpe

Stirpe

Trieste, Gennaio 1917. Tre lettere. Tre versioni della stessa confessione che aprono squarci sulla vita di Luigi Ippolito Chironi, sottoufficiale del Regio Esercito Italiano impegnato nella guerra contro l'Austria-Ungheria del '15-'18. La prima è la lettera che un figlio scrive alla madre, quando dal ruolo di protetto assume quello di protettore. Le madri si proteggono difendendole dal dolore più profondo, arrivando a mentire se necessario. La prima lettera è quella del dolce entusiasmo, degli odori dell'infanzia, della saga infantile... I Chironi proprietari terrieri e pastori, signori della terra e delle bestie, cinque figlie femmine, un figlio maschio paraplegico, e poi, alla fine, Luigi. La pietra preziosa, il premio per la vecchiaia. La seconda lettera è quella che Luigi scrive alla moglie. E la lettera di carne e spirito, il territorio dei sentimenti: il primo incontro, il primo bacio, la perdizione dell'innamoramento. La seconda lettera è quella di un uomo innamorato a cui la Guerra non ha tolto l'amore. La terza lettera è quella che Luigi scrive al fratello Leonardo... Forse sono stati Caino e Abele. E forse l'infermità di Leonardo non è nient'altro che un'immagine delle paure di un secolo nascituro... L'ultima lettera è quella della verità. Una verità minima quasi inutile rapportata al "fragore sordo della battaglia". Dentro a questa Storia grandissima tutti gli uomini sono piccoli.
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