Tra le braccia sue

Tra le braccia sue

«lo sono l'uomo. Non è meraviglioso? Un uomo che ti si avvicina e che dice: io sono l'uomo. Bisognerebbe potergli stare di fronte, incontrare il suo sguardo e dire: io sono la donna». La storia di Camille attraverso gli uomini della sua vita: il nonno, il padre, l'amante della madre, il marito, l'amante, il figlio, l'editore. E poi lui: Abel Weil, l'uomo a cui racconta di tutti gli altri. Perché Camille non parla d'altro: parla soltanto dell'altro sesso, dell'Altro. Con affetto, adorazione, rispetto, ma anche ironia, risentimento, stupore. Vedendo in un caffè un uomo che le piace, Camille decide di seguirlo. Che poi quel tipo dai fianchi stretti e dalle belle spalle si riveli uno psicanalista, nulla di male. Innamorarsi del proprio analista sarebbe banale, ma Camille sa di amarlo prima di andarsi a stendere sul suo lettino. Prima di raccontargli la storia della sua vita, attraverso il catalogo degli uomini che l'hanno popolata. Tra le braccia sue è una canzone d'amore per l'altro sesso, per chi è naturalmente diverso; un' accusa contro chi ignora l'alterità, rendendo tutto «penosamente uniforme e falsamente familiare»; un inno al sesso come strumento di conoscenza. Non è soltanto il libro di una donna: è tutta la sua libreria, la biblioteca dei suoi amori, l'enciclopedia della sua vita ordinata per genere: quello maschile.
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