Quando la mafia trovò l'America. Storia di un intreccio intercontinentale, 1888-2008

Quando la mafia trovò l'America. Storia di un intreccio intercontinentale, 1888-2008

La mafia non si identifica con una società locale, ma rappresenta il frutto perverso dell'incontro di ambienti tra loro diversissimi. Anche per questo la sua storica fortuna deriva dall'intreccio tra i due versanti. Un intreccio che viene generalmente ricondotto alla grande migrazione otto-novecentesca, ma che è divenuto poi un fenomeno permanente. Esso si ripropone a ondate per tutto il Novecento, sia nei periodi in cui la migrazione fluisce liberamente, sia quando è regolamentata o proibita. Si muovono le persone, i prodotti legali e illegali, ma anche i modelli associativi criminali. Si tratta di flussi che vanno dalla Sicilia all'America ma anche nella direzione opposta. E il meccanismo è cosí fluido perché ci sono vuoti sociali, aree grigie tra legalità e illegalità, sistemi di corruzione politica e affaristica, meccanismi identitari che creano campi di azione favorevoli su entrambi i versanti. A cavallo tra i due secoli come nei ruggenti anni '20, negli anni della Grande Crisi come nella congiuntura drammatica della seconda Guerra mondiale, tra le isterie della guerra fredda e le speranze degli anni '60 fino a periodi a noi piú vicini. Nel flusso variegato degli eventi storici, due società cosí diverse domandano entrambe mafia, necessitando dall'altro lato di strumenti non poi così diversi di lotta alla criminalità organizzata. La mafia non è un fenomeno periferico e arretrato, nemico della modernità nei suoi vari aspetti. Al contrario, il fenomeno mafioso si è annidato almeno dalla fine dell'Ottocento nelle pieghe della parte piú ricca del mondo: a New York e in altre città multietniche della costa orientale degli Stati Uniti. La mafia è riuscita a costruire un ponte che ha collegato per decenni quelle metropoli avanzate con Palermo e la Sicilia. Un collegamento criminale e culturale, che Salvatore Lupo racconta in modo originale in un libro innovativo e avvincente nella sua narrazione di intrighi, delitti, affari, storie e persone. Un saggio di storia che dimostra come la mafia sia capace di sostenere pratiche criminali di grande scala in periodi, luoghi e società differenti. E dal quale emerge un modello mafioso che non è per niente arcaico ma che, al contrario, si è mostrato in grado di adattarsi perfettamente alla modernità.
Prodotto fuori catalogo

Recensione del libro fornita da lottavo.it

la recensione de L'Ottavo

Secondo una copiosa e variegata vulgata giornalistica, il gangster italo-americano Charlie “Lucky” Luciano avrebbe svolto un ruolo da mediatore tra i servizi segreti statunitensi e la mafia siciliana, al fine di agevolare lo sbarco alleato nell’isola durante la seconda guerra mondiale. Si trattava dell’Operazione Husky,

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