Salvarsi a vanvera

Salvarsi a vanvera

Autunno 1943. Secondo un'antica maledizione – inventata di sana pianta e venduta al comando tedesco come leggenda popolare – nelle viscere di una miniera di carbone sulla sponda del Rio Fogazza si nasconderebbe la Salamandra Ignifera Gigante Cinese, capace di folgorare a vista qualsiasi forestiero si avvicini. Per l'ebreo Mozenic Aràd, che giusto prima delle leggi razziali ha pensato bene di diventare Mestolari Aride, la scoperta casuale del giacimento è l'unica speranza di salvare se stesso e la sua famiglia. E cosí, mettendo insieme una squadra di persone altrimenti destinate a fine certa – una professoressa di liceo, un suonatore di clavicembalo, un fattorino e un numero imprecisato di irregolari che dal giorno alla notte si cuciono addosso il titolo di geologo, minatore, fuochista, carpentiere o artificiere – Aride comincia a vendere carbone alle milizie, tenendole ben lontane dalla miniera con lo spauracchio della vampa infuocata. Finché il maggiore Aginolf Dietbrand von Appensteiner, comandante di piazza, comincia a insospettirsi... Dopo La vita dispari, Paolo Colagrande ci consegna un romanzo straripante d'intelligenza e di invenzioni. Pagina dopo pagina, assecondando «l'impostura del destino», costruisce una bugia grande quanto un intero paese: il piano geniale di un pugno di ebrei padani per salvarsi la vita.
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