Autunno del Novecento. Cronache di letteratura

La critica letteraria si può esercitare in diversi modi, storici, estetici e perfino scientifici. Ma fuori, e diciamo pure oltre tutti i metodi, c'è la critica "che va lasciata senza aggettivo". Così anni fa Paolo Milano definì la critica di Giuliani: "quella in cui l'intreprete si pone dinanzi all'opera letteraria "come il romanziere o il poeta dinanzi al mondo degli uomini", felice della fatica di coglierlo e dargli un'espressione. Non che essa ignori il momento storico, tutt'altro. In questo volume, che raccoglie articoli e saggi dedicati alla letteratura italiana del Novecento, c'è un'acuta e vivace percezione del tempo trascorso e di quello che stiamo attraversando. La letteratura è un'antenna che riceve e trasmette i segnali delle vicende umane. Forse viviamo in un periodo "che non ce la fa a diventare epoca". Il secolo ventesimo si avvia traballando verso il tramonto. E' stato un secolo orgoglioso, precocemente soddisfatto di sé (la categoria letteraria 'Novecento' correva già negli anni Venti). Ma ciò che al principio del secolo era per definizione 'il moderno' è oggi un oggetto d'antiquariato. Dal futurismo agonista, che esaltava la dinamicità dionisiaco-tecnologica avventata sull'avvenire, siamo arrivati in pochi decenni al postmoderno, che in parole povere è la coesistenza e il riciclaggio di tutto, la mancanza ostentata di radici, valori, stile. Tra questi due estremi, sintomi di illusione e di angoscia da non sottovalutare, scorrono le esperienze, le ricerche, i miti, l'intelligenza formale di più generazioni. Marinetti e i futuristi, Svevo, Gadda, Ungaretti, Montale, Saba, Cardarelli, e poi, alla rinfusa, Delfini, Landolfi, Savinio, Moravia, Brancati, Manganelli, Arbasino, Eco, Ceronetti, Fenoglio, eccetera: narratori e poeti, classici del Novecento e autori d'oggi, sono 'occasioni da non perdere'.