In difesa del diritto internazionale

In difesa del diritto internazionale

La deflagrazione del conflitto in Ucraina, e le immagini delle sue conseguenze dirompenti, hanno nuovamente riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica un’idea che sembrava ormai superata: quella del presunto «fallimento» del diritto internazionale. Eppure le argomentazioni addotte per sostenerla non convincono affatto e risentono il più delle volte di un pregiudizio culturale per cui la mera inosservanza di una norma giuridica, fisiologica nella prospettiva di un qualsiasi ordinamento, diverrebbe invece patologica, e dunque indice di ineffettività, laddove calata nella cornice del diritto internazionale. In realtà, «effettività» e «osservanza» sono due concetti solo in apparenza sinonimici, tant’è che una norma può essere effettiva, ossia capace comunque di condizionare il comportamento dei suoi destinatari, anche senza essere osservata. D’altra parte, a ragionare diversamente, l’idea stessa di «sanzione» finirebbe per perdere ogni significato. Assumendo la crisi ucraina quale banco di prova, il volume intende dimostrare che tutto ciò vale a ogni livello, interno e internazionale. E che la violazione di una norma, persino fondamentale come il divieto di uso della forza, di per sé non è in grado di metterne in discussione l’effettività né tanto meno di riflettersi sulla tenuta dell’ordinamento di cui quella norma è espressione.
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