Il mio Carso

Il mio Carso

Fra gli incunaboli della moderna sensibilità italiana, non solo letteraria, va contato "Il mio Carso" di Scipio Slataper, libro che appartiene a quella feconda stagione creativa che ha nella "Voce", la rivista di Papini e Prezzolini, il suo segno di maggior rilievo.Libro ricco di futuro, o soltanto racchiuso nel proprio splendore stilistico? Libro unico, casuale, di un sensibilissimo giovane scrittore, o esito maturo che un uomo giovane d'anni e di cuore può donare per pura felicità d'immaginazione ai propri lettori?Scrive Emanuele Trevi nella prefazione a questo volume che per Slataper "la letteratura è pur sempre il gesto civile che va compiuto alla presenza dei suoi interlocutori". In questo la sua perenne novità. E' perciò "Il mio Carso" un risultato suggestivo e perfetto - anche perché riesce a sposare il significato dell'educazione di sé al richiamo sensuale dell'esistenza, il superamento di una dolorosa linea d'ombra alla contemplazione e al possesso del nodo più oscuro del desiderio, al significato di una passione il cui sfogo immediato e fatale può essere la morte.Si intrecciano nel breve arco del racconto i destini di un ragazzo e di alcune ragazze. Il sogno o l'estasi si integrano alla necessità di un'etica. Questo libro, che parrebbe disegnato sull'onda della voluttà decadente, è invece ispirato da un bisogno istintivo di valori, dalla fede prepotente che il socratico "conosci te stesso" genera sempre.
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