Veleni negati. Il caso Caffaro

Veleni negati. Il caso Caffaro

Fu la pubblicazione di una ricerca storica a far scoprire ai bresciani, vent'anni fa, il disastro ambientale prodotto in città dalle industrie chimiche Caffaro con un inquinamento diffuso da diossine e PCB che i bresciani si ritrovano nel sangue a livelli che non ha riscontri in altri luoghi del Paese, pure feriti da un'industrializzazione scriteriata. Da allora inizia una storia, a tratti incredibile, di rimozioni e negazionismo che in questo saggio vengono ricostruiti con accurati rimandi a una vasta documentazione, mantenendo al contempo uno stile leggero, non privo di toni ironici. Non stupisce, quindi, che la mancata bonifica sia l'esito, paradossalmente inevitabile, di questa vicenda bresciana, emblema in verità di tanti casi molto simili degli altri quaranta siti inquinati di interesse nazionale: si tratta del "debito ambientale" accumulato dal Paese, di cui spesso parla il nuovo ministro della Transizione ecologica e che attende finalmente un nuovo vigoroso impulso perché venga davvero saldato, lasciando alle spalle due decenni di sostanziale incuria.
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