Banca padrona. Il caso Fazio, gli scandali, i conflitti d'interesse: inchiesta sulla crisi di un sistema e sui suoi costi per il paese

Con gli scandali Cirio e Parmalat si pensava che il sistema bancario nazionale avesse toccato il fondo. Poi sono arrivate le recenti battaglie finanziarie tra istituti di credito italiani e stranieri per il controllo di Bnl e Antonveneta. Ma, anziché cogliere l'occasione per aprire finalmente il mercato interno alla concorrenza, la Banca d'Italia guidata da Antonio Fazio sembra aver lavorato dietro le quinte per opporvisi, aprendo così una crisi politica con riflessi internazionali. Ma per comprendere i fatti di oggi è necessario ricordare come per più di cinquant'anni, dietro l'alibi di un Paese ricco di imprenditori ma povero di capitali, le banche italiane abbiano operato in regime di proprietà pubblica al riparo della concorrenza. Nel dopoguerra, con la pratica della lottizzazione, le banche sono state il pilastro fondamentale di quel "capitalismo da debito" che sta alla base delle tante anomalie del sistema Italia. E solo all'inizio degli anni Novanta, sotto la pressione dei mercati internazionali e dell'Europa, la legge Amato-Carli apriva finalmente la strada alle privatizzazioni. Ma le antiche debolezze strutturali non sono scomparse: gli scandali di oggi dimostrano che le logiche di mercato sono ancora lontane. Mentre per i risparmiatori è aumentato sempre più il disagio e l'insofferenza di fronte alla qualità e ai crescenti costi dei servizi. In questa inchiesta, che è anche un racconto brillante di mezzo secolo di storia del potere economico, l'autore fornisce un ritratto del sistema dall'interno, attraverso documenti e vicende narrate direttamente dai protagonisti del mondo della finanza come Lucio Rondelli, Alessandro Profumo, Corrado Passera e Roberto Mazzotta, spiegando l'evoluzione del sistema creditizio nel tempo e il ruolo cruciale che le banche giocano tuttora sulla scena dell'economia nazionale e del suo difficile rilancio.