Crepuscolo degli idoli

Crepuscolo degli idoli

Nietzsche a Koeselitz (12 settembre 1888): "Sotto questo titolo innocente si cela un arditissimo e preciso compendio delle mie più importanti eterodossie filosofiche (...) nel complesso assai sereno, malgrado giudizi molto severi". Koeselitz a Nietzsche: "Il titolo mi suona troppo modesto (...); Lei ha portato la Sua artiglieria sulle cime più elevate, possiede cannoni quali non sono mai esistiti e non ha che da sparare alla cieca per gettare il paese nel panico. Il passo (Gang) di un gigante, che fa tremare le montagne fin nelle radici, non è già più un ozio (Mussiggang)". E fu così che l'Ozio di uno psicologo" divenne il "Crepuscolo degli idoli. Come si filosofa col martello". Nietzsche l'aveva scritto quasi involontariamente, in attesa di porre mano all'"opera fondamentale" (la "Trasvalutazione di tutti i valori), senza metodo e senza scopo, quasi per spendere l'energia residua ed esercitare la maestria acquisita dopo "Al di là del bene e del male" e la "Genealogia della morale": i libri del 'no' dopo il 'sì' di Zarathustra. Charles Andler lo descrive così: "L'operina, elegante e terribile, sfoggia una collezione mobile di armi e gioielli che essa ci invita ad ammirare. Ecco dei pugnali, ed ecco degli anelli; delle scimitarre e delle collane. Ciò che Nietzsche ha fabbricato di più spirituale, di più politico, di più finemente damascato, è qui riunito, in un assortimento scintillante".
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