Condottieri e uomini d'arme nell'Italia del Rinascimento

Condottieri e uomini d'arme nell'Italia del Rinascimento

Lo studio della guerra nella sua accezione più genuinamente sociale e l'indagine sulle istituzioni militari hanno conquistato un posto di riguardo nella recente storiografia d'ambito basso-medievale e moderno. In questa fioritura di studi si inserisce questo volume, che raccoglie e incrementa gli Atti del Convegno omonimo celebrato a Lucca nel 1998. Essi sono a buon diritto ospitati nella collana del GISEM, perché ne riprendono due principi fondamentali: il tema cioè della circolazione - degli uomini, delle cose, delle idee -, nell'Europa mediterranea, e niente più degli uomini d'arme ha avuto intensa e ampia circolazione; e l'attenzione verso il ruolo che l'Italia meridionale ha avuto nelle comuni esperienze della storia italiana ed europea. I 19 saggi si ripartiscono su due versanti: quello dei rapporti tra la milizia mercenaria e l'assetto politico dell'Italia di allora - il sistema delle signorie -, e quello degli aspetti più intimi della mentalità, della sensibilità, dei comportamenti dell'uomo d'arme, o meglio di quei condottieri che, pervenuti ai più alti livelli della milizia e della politica, trovarono negli storici e nei letterati loro contemporanei i mediatori e propagatori della loro immagine nella società del tempo e presso la posterità. Quello che si coglie 'd'emblée', e che tutti gli autori hanno messo in risalto, è l'incivilimento del costume militare in Italia: la razionalizzazione della guerra, che diventa 'arte' e disciplina, la legittimazione sociale dell'uomo d'arme, già disprezzato per essere 'mercede ductus', e ora identificato addirittura col 'bonus miles ac civium suorum amator', e proposto come modello per la formazione etico-politica dei giovani, l'inserimento infine della 'condotta' nel gioco politico del sistema, che in questo modo la controlla e ne frena gli eccessi e la pericolosità in tempo di pace. L'approccio multidisciplinare, di storia politica, militare, sociale, culturale, illumina la comprensione di un'identità in costruzione, quella del mercenario appunto, e dell'etica a questa collegata, parallela e alternativa a quella tradizionale, feudale e signorile.
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