Tutta la verità, all'incirca
Ognuna di queste sette storie ha vita a sé, non ha bisogno di condividere nulla con le altre, sono ambiti diversi, tempi e modi diversi, con un solo, certo elemento comune: il modo della scrittura. Ci sono storie di donne e di uomini, ambientate in un altrove ora indicato, ora alluso. Sono racconti su un tempo perduto, a volte ricordato, dove le tensioni dei personaggi spesso non hanno sbocco concreto e le atmosfere sono rarefatte, ovattate. In "Pinkerton", ad esempio, un uomo di rientro da un viaggio in Giappone ricorda l'amore vissuto con una geisha; in "Maugham" i sentimenti provati per una ragazza si rispecchiano nel romanzo "Il velo dipinto"; in "La ricetta" la relazione tra una professoressa e un preside si sublima nella realizzazione di un piatto che richiede particolare cura e attenzione. La ragion d'essere di tutti i racconti è, letteralmente, il piacere dell'invenzione. Diceva Richard Strauss che il tempo più bello è quello vissuto sulla pagina, a comporre una nota dopo l'altra la musica. E il momento migliore è sempre lì, nel nascere e prendere forma di un'idea, di un personaggio, della sua vita, del tutto individuale, irripetibile. Come ogni vita.
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