Geografie d’acqua: paesaggi ibridi

Geografie d’acqua: paesaggi ibridi

I fiumi entrano nel radar della nostra vita, mediatica e materiale, soprattutto in occasione delle loro estreme manifestazioni di assenza (siccità) e presenza (inondazioni). Queste polarità permettono di comprendere come le geografie d’acqua possano essere identificate sia come “fasce di conflittualità” che come “laboratori concettuali e politici” in cui individuare le dinamiche più generali che caratterizzano contesti territoriali a diversa scala. Nell’ampio palinsesto di cambiamenti climatici, sociali, culturali, spaziali o politici, l’acqua rappresenta una possibile lente attraverso la quale studiare l’instabilità e la policronicità dei territori e dei suoi abitanti (umani e non). Proprio per questo diventa fondamentale apprezzare l’assetto dell’idrografia in quanto grande assemblaggio tecnico, un “ibrido paesaggistico” in cui la trasformazione della natura non è un’eccezione, bensì la regola. Indagare questa potenziale conflittualità in relazione alla trasformazione fa sì che questa non diventi solo strumento di controllo, ma di dialogo per raggiungere un efficace connubio tra società e idraulica.
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