Il secolo del genocidio

Il secolo del genocidio

Genocidio: questa tragica parola, usata per la prima volta nel 1944 da un giurista (non a caso) polacco, è ormai entrata nell'uso per definire il male assoluto, l'orrore legato al massacro di popolazioni civili inermi. La nozione stessa del termine, sancita dalla convenzione dell'Onu del 1948, suscita oggi numerose obiezioni e accesi dibattiti in quanto applicata a situazioni storiche molto diverse. Il Novecento è stato attraversato non solo da due guerre mondiali, ma anche da assassinii di massa e continue violazioni dei diritti umani prima, durante e dopo di esse. Quali caratteristiche hanno avuto i tanti orrori perpetrati ovunque nel corso dell'ultimo secolo? Perché hanno accomunato democrazie liberali e regimi dittatoriali? Per quali motivi il genocidio rappresenta il lato oscuro della modernità? Sono soltanto alcune delle domande che trovano risposta (o un'ipotesi di risposta) in questo libro, che rivisita criticamente in diciassette contributi di altrettanti studiosi la "soluzione finale" messa in atto dal nazismo contro gli ebrei, il terrore staliniano, le persecuzioni contro le popolazioni indigene in Africa, Australia e Nord America, le atrocità consumate più o meno recentemente in Armenia, nella Cambogia di Pol Pot, nella ex Iugoslavia, a Timor Est, in Ruanda, Etiopia e Guatemala. Tutti i continenti, in tempi e modi differenti, sono stati colpiti da questo virus che, ovunque si presenti, provoca una catastrofe della ragione, del buon senso, un'offesa all'uomo in quanto tale. Al di là dei distinguo più o meno sottili che accompagnano la riflessione su un problema storico-giuridico (ed etico) così delicato e universale, lo spettro del genocidio è ancora tra noi.
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