Le città sono un punto al contrario

Le città sono un punto al contrario

La lettura di questa silloge ci obbliga ad abbandonare le rassicuranti certezze della sintassi cui siamo educati sin dagli albori della nostra formazione scolastica, per scoprire un linguaggio nuovo, diverso. Un linguaggio che nutre in seno una vitalità dirompente, futurista e futuribile; un'energia che un punto o una virgola non possono e non riescono a contenere, bloccare, spezzare. Un linguaggio che ha urgenza di essere ciò che è, che non vuole indossare maschere e lustrini, che avverte la necessità di raccontarsi così come sgorga dallo stomaco e dalle mani, senza che il filtro razionale del cervello possa addomesticarlo in forme e modelli culturalmente apprezzabili nei salotti borghesi. Inevitabilmente i versi sono pieni di enjambement, ma non per la ricerca di un vezzo poetico o per la volontà di autenticarsi nelle gabbie dorate della metrica o della prosodia classica, quanto per la velocità con cui essi si rincorrono, per la pienezza di significato non imprigionabile in una sola riga e che si moltiplica all'infinito grazie alla potenza evocativa e alla forma plastica delle parole.
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