Ouroboros, la città sepolta

Ouroboros, la città sepolta

Parigi, metà Ottocento. Victor Besson, che ha da poco terminato gli studi in archeologia alla Sorbona, viene invitato a partecipare a una spedizione nel Nord Africa, finanziata dalla Société de Géographie de Paris e dal misterioso conte Anatole Deschamps, lasciando a Parigi il suo grande amore Madeleine. Un viaggio che, a differenza di quanto scritto nella lettera di convocazione, non sarà alla scoperta delle preziose miniere d’Egitto, ma si rivelerà una pericolosa missione, volta alla ricerca della leggendaria Città Sepolta. Prima di partire, infatti, il giovane archeologo si imbatte in un antico testo, Ouroboros, in cui l’autore, tale Christobal D., studioso di medicina e alchimia, svela di avere trovato la mitica città. E proprio quel prezioso volume che durante la spedizione sembra prendere magicamente vita gli farà comprendere che qualcosa di prodigioso sta per compiersi nel suo destino. Perché «la fine è solo l’inizio di tutte le cose. Passato, presente e futuro coesistono parallelamente ma esistono anche molteplici versioni del tempo in un perpetuo divenire tra la memoria, la nostalgia e la speranza...». «Un alito di vento sfogliò le sue pagine lentamente. Sull’ultima apparvero dei segni. Un cerchio. Una croce. Un triangolo. Rappresentavano il Ferro, il Piombo e il Fuoco, simboli alchemici di trasformazione. Compresi che qualcosa di prodigioso stava per compiersi nel mio destino. Quella notte stentai a prendere sonno, preda di orribili incubi.»
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