Avevo paura che arrivasse la neve

Avevo paura che arrivasse la neve

È un altro viaggio. E un viaggio altro. Dopo "C’ero una volta io" e "E uno per te", il narratore è ora alla rincorsa memoriale del bambino-io che, dismessi i calzoni corti, indossa “l’abito nuovo” dello studente delle medie prima e del giovane liceale poi. Un viaggio nella, e della, memoria che dispone e situa i ricordi sul piano di una geografia sentimentale dell’autore, dentro la quale le situazioni e i personaggi fondono e confondono i propri connotati in uno spazio e in un tempo dai contorni indefiniti, per allinearsi alla fine in sequenze suggestivamente immaginifiche. Sullo sfondo il paese di Ariano Irpino nell’Italia degli anni ’60, che emerge come un improvviso miraggio della memoria dall’ultima nevicata che, come una candida accecante coltre, tutto ricopre e tutto uniforma: persino la vita, con le sue variazioni e i suoi bivi; persino la morte, coi suoi drammi e i suoi dolori.
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