Domenica ti vengo a trovare

Domenica ti vengo a trovare

Sandra a volte è tenera, a volte è dura, ma sempre coerente con se stessa. Anche negli errori. Libera. Ha "capelli rossi, lunghi, che partono da una riga in mezzo e poi scendono giù, da una parte e dall'altra, lunghi, ondulati, con certi fili bianchi in mezzo, certi spari bianchi, urli in mezzo al rame rosso, anzi bronzo" dice Giulio, suo marito, "quando Sandra è ancora Sandra, la moglie, la donna della sua vita e non una puttana, bellissima, con quella massa di capelli addosso, con quel viso, con quel corpo da ragazza, che quando cammina per strada non c'è uno che non si volti a guardarla, a farle complimenti, e tutti dietro, ancora adesso, come tanti topolini." Giulio, è alto, scavato, sofferente, il tipo "che quando c'è da trovare il colpevole di qualcosa, anche se non c'entra per niente, è il primo a dire che c'entra comunque, perché tutti siamo responsabili in questo mondo, e allora resta lì, in bilico sulle colpe dell'umanità intera, incapace di decidere se farsi la barba o meno, figuriamoci il resto." Sua moglie l'ha lasciato altre volte, ma adesso è quasi un anno che è via di casa e lui, che ha accettato altre fughe sicuro che prima o poi sarebbe tornata, non si dà più pace. Perché? Quale segreto si nasconde dietro questa ultima sparizione? Marco- l'originalissima voce narrante del romanzo- è il loro unico figlio, e, con l'indolenza, le paure, i malumori, le pigrizie, le tenerezze, i furori dei suoi sedici anni, è chiamato a improvvisarsi- suo malgrado- irresistibile detective di una vicenda che tira in ballo gli ultimi decenni della storia italiana.
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