Il digiunatore

Il digiunatore

In questa biografia sentimentale, Carabba parte da una storia vera per trasfigurarla in un grande romanzo, che ci svela il valore del dubbio, le acrobazie dell’entusiasmo, la fierezza della semplicità. Perché è proprio lì, sul confine tra il pieno e il vuoto, dove la nebbia personale si dissolve nell’incontro con gli altri, che si nasconde la promessa dell’eternità.«Enzo Fileno Carabba con questo libro ha scritto un grande mito moderno. Quello di Giovanni Succi può sembrare la versione profana della vita di un santo, in un’epoca che ha trasformato la mistica in uno spettacolo da circo.» – Emanuele Trevi«Raccontandoci storie vere, Enzo Fileno Carabba ruota lo sguardo di pochi gradi per farci scoprire le molteplici verità dell’immaginario.» – Marco Vichi«Enzo Fileno Carabba narra una storia dal fascino assoluto con la voce dell’aedo e la penna del compositore di una sinfonia fantastica. Il digiunatore è un romanzo picaresco e avventuroso, sostenuto da una scrittura raffinata e ipnotica.» – Matteo Strukul«La prosa sorprendente di Enzo Fileno Carabba intreccia sogno e realtà come fili indissolubili dell’incanto meraviglioso e pauroso dell’esistenza.» – Elisabetta Rasy«“Ora che devo fare?” chiese Giovanni a fine giornata, pervaso da un sentimento di onnipotenza. Avvertiva dentro di sé lo spirito del leone. Era pronto a un esercizio difficile. “Io consiglio la felicità” disse il maestro. Aveva una voce bellissima.»Nato a metà Ottocento a Cesenatico Ponente, terra di mangiatori, Giovanni Succi si impone sulla scena del mondo come il più grande digiunatore di tutti i tempi. C’è qualcosa in lui di invulnerabile, che non si arrende neanche all’evidenza. Qualcosa che ha imparato ancora bambino dalle carovane dei circhi, quando scendevano dal Paradiso Terrestre verso la pianura romagnola. Alla saggezza errante dei saltimbanchi, Giovanni deve la sua gioia e la sua salvezza, l’urgenza di diventare quello che è: uno spirito sensibile, un leone indomabile, un profeta immortale. Guidato dall’utopia del socialismo e dal battito del suo cuore, veleggia libero come un elisir attraverso deserti e savane, cespugli e radure, nuvole e gabbie, e mette il suo digiuno al servizio dell’umanità. Coltivando in sé la sorgente di una speranza illimitata – riflessa in donne dai nomi armoniosi quali Ginevra, Gigliola, Guerranda –, segue il suo respiro per il mondo, dal Canale di Suez al manicomio della Lungara, dalle strade del Cairo e di Milano alle corsie della Salpêtrière. Incontra donne-belve e grandi esploratori, Sigmund Freud e Buffalo Bill, mentre l’Occidente sfocia nella modernità e perde per sempre l’innocenza.
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