Negoziare con il male. Stregoneria e controstregoneria dogon

Negoziare con il male. Stregoneria e controstregoneria dogon

A tredici anni di distanza, Piero Coppo si pone idealmente in continuità con "Guaritori di follia". Stesso luogo, il Mali, stessa etnia, i Dogon, già oggetto d'elezione dell'africanistica del Novecento, e oggi tra le principali attrattive di un turismo antropologico su cui fanno presa i rituali magici del popolo dell'altopiano. Coppo muove da un punto di vista che invece non concede nulla alle tinte posticce del folklore maliano vagheggiato da Occidente. In un tono che sa conciliare narrazione senza reticenze e riflessione radicale, racconta sì di sacrifici cruenti, di oggetti malefici o protettivi, di forze dirompenti o conservative, ma interpellando innanzi tutto il senso che assumono all'interno del sistema di regolazione e mediazione con l'invisibile a cui appartengono malattia e cura. Sistema che vede controstregoni e guaritori contrastare l'azione disanimante e divorante di stregoni occulti, e arrestarsi sulla labile soglia che separa la conoscenza delle cose nascoste dal potere che le rivolge contro altri umani. Chi opera laggiù - terapeuta o uomo di chiesa - non può permettersi di ignorare il paradigma africano del male, quella paziente concezione negoziale intesa a disattivarne, volta per volta, gli effetti, piuttosto che a neutralizzarne la temibilità e a estirparlo con accanimento prometeico. Di tutto questo Coppo ha fatto esperienza: ha affrontato il sospetto verso il bianco che indaga il dominio esoterico (perché chiedere è per sapere, e sapere è per fare), ha lavorato a lungo con i "negoziatori", ha lasciato che l'angoscia arcaica prendesse forma anche dentro di lui e si elaborasse in un libro.
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