Cose. Per una filosofia del reale

Cose. Per una filosofia del reale

Cose. Per una filosofia del reale: C'è un vantaggio ad essere una cosa, ad esempio una palla da biliardo. Non hai bisogno di spiegare nulla: rotoli, finisci in una buca, stai al mondo, tutto qui. Al contrario di un essere umano, che invece sta sempre a chiedersi perché esiste, da dove viene e dove va. L'umano (si) racconta storie, mentre le cose non parlano, o se «parlano» lo fanno solo perché noi ci abbiamo infilato dei dispositivi per «comunicare», fra loro e con noi. Di per sé, le cose non sanno che farsene del linguaggio. Invece il linguaggio esiste proprio per parlare delle cose. Ma come si può parlare delle cose, allora? Oggi è di moda il realismo, ma anche il realismo più intransigente non smette di essere un realismo parlato. Di nuovo sentiamo ripetere che vogliamo le cose, e solo le cose: fatti, non parole! Giusto, giustissimo. Ma poi ecco che ci si mette a parlare delle cose, e così torniamo al punto di partenza. Gli umani hanno un problema con le cose, è evidente, ne parlano sempre, ma non riescono mai a farne esperienza. Come ci ricorda la storia del re Mida, che riceve da Dioniso il dono di poter trasformare in oro tutto quello che tocca. Ma in questo modo Mida può toccare soltanto oro. Alla fine, per sopravvivere, dovrà implorare il dio di privarlo di quel potere. Ci capita lo stesso con le cose, che sono sempre cose parlate, catalogate, immaginate, temute. Delle cose e basta, invece, non sappiamo nulla. Questo libro prova a immaginare un percorso verso le cose. Prova cioè a immaginare un realismo possibile, ma consapevole del problema insolubile che le cose pongono agli esseri umani. Si cominc
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