La prima indagine di Montalbano

La prima indagine di Montalbano

Il libro comprende tre romanzi brevi: tre indagini di Montalbano dislocate in fasi diverse della carriera del commissario. L'indagine centrale è quella più lontana nel tempo, addirittura la prima affrontata dal giovane Montalbano fresco di nomina a Vigàta. Sono storie inquinate da una brutalità tormentosamente folle, oppure barbara e arrogante, o puramente delinquenziale. Non manca una certa oscenità degli impulsi crudeli. Contro la riuscita dei propositi criminali si erge la mente analitica di Montalbano. La sua capacità di scomporre e sdipanare le trame più insidiose, magari con le argute stravaganze di calcolate illegalità e la sornioneria disinvolta delle «farfantarìe». Il primo romanzo è un giallo enigmistico, arduo da decrittare. La sfida potrebbe risolversi in una farsa o in una tragedia. Il ritmo è febbrile. Tiene tutti sospesi sino alla fine, sull'orlo di un possibile, immane orrore. E intanto si succedono, da un lunedì all'altro, gli «omicidi» incongrui di animali di progressiva grandezza: da un cefalo a un elefante. Ogni «omicidio» è accompagnato da un breve messaggio scritto, di irresponsabile metafisicità. Il secondo romanzo è un labirinto che sembra costruito dal caso. Vi si entra inavvertitamente. E non si sa poi come uscirne. Ha al centro una fanciulla enigmatica, una serva analfabeta, violentata quand'era minorenne e poi più volte abusata. Ed è abitato da bulli di mafia e onorevoli conniventi. Tra incongruenze che fanno attrito, dominano gli impulsi biechi, le molestie, le volgarità, la tensione. Si rabbrividisce talvolta. Il delitto è sognato, tentato. È un'atmosfera cupa e torbida. Nell'ultimo romanzo «è sparita una picciliddra di tri anni». La bambina è stata presto ritrovata, Montalbano sente odore di marcio. Non è convinto. Tutto sembra chiaro: un incidente da nulla, durante una scampagnata. Ma le apparenze non lo ingannano. Si addentra così in un triste giallo famigliare, con compromissioni mafiose. Il libro uscì in prima edizione da Mondadori nel 2004, mentre Camilleri cominciava a scrivere l'ultima indagine di Montalbano, Riccardino. Ci si convince che Camilleri abbia voluto completare la biografia del commissario aggiungendo le origini della sua carriera. E con geniale mossa narrativa abbia voluto far coincidere la figura di Montalbano con il panorama naturale delle sue vicende. Sta di fatto che il giovane commissario viene introdotto come «omo di mare» nel suo paesaggio vitale, con arenili, barbagli di acque, e aromi salsi; e che Montalbano, in Riccardino, si congeda portando con sé il «paisaggio» di Vigàta. Malinconicamente. Salvatore Silvano Nigro.

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