Il re di Girgenti
"Il re di Girgenti" è il libro forse più rappresentativo di Andrea Camilleri. In esso si fondono il lavoro sul linguaggio e lo studio degli scenari storici e sociali, il tono giocoso si alterna a quello drammatico, si fa ricorso ai diversi generi, tra cui il fantastico. Era il romanzo che lo scrittore amava di più, quasi un manifesto della sua passione politica e libertaria, esemplare dello stile di creazione che seguiva. A partire da un «grumo» di notizia riguardante un episodio accaduto a Girgenti, poi Agrigento, nel 1718 quando il popolo insorto aveva proclamato re un contadino di nome Zosimo. Da qui lo scrittore inventa la biografia di Michele Zosimo, un capopopolo il cui regno durò sei soli giorni, e la sviluppa come un cuntu, sullo sfondo una quantità di storie fantasiose e di personaggi colorati. Raccontava Camilleri di essersi imbattuto in un libro intitolato Dovuto agli irochesi, dedicato ai nativi del Nord America. «Nel momento in cui mi sono trovato le tre righe che riguardavano Zosimo, seppi che avrei scritto non per la singolarità del fatto, ma perché dovevo qualcosa ai miei irochesi, qualcosa dovuto ai contadini siciliani, dovuto alle occupazioni delle terre del dopoguerra, dovuto alla loro generosa storia sempre sconfitta! Per questo ho scritto Il re di Girgenti».
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