Cuore di mafioso
Il vicecommissario Alberto Bandini, in procinto di essere distaccato alla dia di Catania, viene scambiato, in seguito a un disastroso incidente, per il nipote di un importante capofamiglia mafioso. Il nipote scambiato, cresciuto a Milano e mai incontrato prima, era atteso dal vecchio boss Saverio Sparaciano che intendeva inserirlo, grazie alle competenze acquisite al Nord, in un ambizioso progetto. Sicché Alberto viene ospitato nella casa-fortilizio della cosca e curato dalle gravi ferite. Dapprima terrorizzato, il vicecommissario intuisce l’opportunità che gli si offre e si arrischia ad agire da infiltrato. A poco a poco, entra nell’intimità della famiglia, apprende le gerarchie e i differenti caratteri, i riti domestici, e capisce che nella testa di Saverio Sparaciano si fa strada un piano in cui lui stesso, il presunto nipote, avrebbe un ruolo cardine. Sparaciano pensa di dire addio all’attività banditesca prevalente delle vecchie cosche – siamo nei violenti anni Novanta – per passare a una insinuante scalata: usare la mafia per impadronirsi della finanza e la finanza per impadronirsi della mafia. Ma questo potente mafioso è anche un uomo fragile e diviso, i suoi accoliti esseri spaesati cresciuti in un feroce isolamento; Alberto con il boss stringe abilmente un rapporto di crescente intimità fatto anche di psicologico affidamento. E denuda della mafia il lato assurdo, comico e grottesco. Furio Scarpelli (sceneggiatore di indimenticabili capolavori, da I soliti ignoti a L’armata Brancaleone a C’eravamo tanto amati) scrisse questa «commedia ad ambientazione mafiosa» nel 1994, quando della mafia prevalevano modi narrativi «esclusivamente e angosciosamente seri, in cui i criminali vengono raffigurati con un’aura di autorità, di capacità e di spirito d’iniziativa che involontariamente li rende personaggi prossimi all’apologia», scrive Giacomo Scarpelli nella Postfazione. E così come non metteva steccati alle storie da raccontare, non credeva che potesse esserci riso senza pianto e viceversa, e ambedue senza una sostanza di realtà. Cuore di mafioso, al realismo satirico del racconto letterario, unisce i momenti di tensione scenica che il cinema sa regalare.
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