Settembre 1943. I giorni della vergogna

Settembre 1943. I giorni della vergogna

Tra l'alba del 9 e il pomeriggio del 12 settembre 1943 l'Italia si disgrega, i suoi capi fuggono, scompare qualsiasi riferimento istituzionale, o militare: è un evento senza precedenti. In meno di quattro giorni, e nel raggio di pochissimi chilometrisi compie la sorte di Vittorio Emanuele III e di Benito Mussolini. Mentre il re abbandona Roma per raggiungere il porto di Oltana, in Abruzzo, il Duce è prigioniero nell'albergo di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Sorvegliato a vista, dovrebbe essere consegnato agli alleati secondo le clausole dell'armistizio ma i custodi non sanno cosa farsene perché i tedeschi se lo andranno a prendere da un momento ali altro e nessuno ha voglia di rischiare la vita per lui. Nella "prigione più alta del mondo" regna la più totale incertezza: non reagire o combattere? Consegnare il prigioniero o ucciderlo? Chi avrebbe l'autorità e il dovere di decidere - Pietro Badoglio preferisce non farlo, spinto dalla paura dei tedeschi e dall'opportunismo: se Mussolini cadesse in mano agli Alleati Se sue rivelazioni metterebbero il Maresciallo (e non solo lui!) in grave imbarazzo, meglio dunque che sia Hitler a liberarlo.
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