La storia finta

Genere 'principe' dei secoli XIX e XX, il romanzo moderno ha dovuto superare non poche difficoltà, almeno in Italia, per essere ammesso ai territori della letteratura. All'accusa più ricorrente di adescare "col dialetto" le lettrici e i giovani lettori, corrompendoli con scene poco virtuose, e di violare, con l'intreccio di vero e di falso, la secolare divisione tra prosa e poesia, la difesa rispondeva che, adescando e ricorrendo, in prosa, alla finzione, il romanzo poteva anche insinuare la virtù. Intanto, mentre i letterati discutevano, si moltiplicavano i lettori del nuovo genere, cambiavano i progetti di molti scrittori, nasceva un'editoria attenta al vasto mercato che andava aprendosi. Dopo un ampio quadro delle trasformazioni dei modi di scrivere, di pubblicare, di leggere portate dal romanzo moderno a partire dalla seconda metà del Settecento, "La storia finta" concentra la sua attenzione sui dibattiti che investono il genere romanzo nei primi trent'anni dell'Ottocento, mostrando in particolare le aperture di Ugo Foscolo, le battaglie a favore di un nuovo pubblico e di un nuovo genere condotte dai romantici, le contraddizioni degli editori e dei critici negli anni Venti, la lunga riflessione di Alessandro Manzoni, che da difensore del romanzo si trasforma nel più coerente teorico della sua impossibilità. Fondandosi su aspetti non ancora pienamente indagati, "La storia finta" presenta gli scenari e i conflitti che hanno presieduto alla diffusione del romanzo come genere della modernità.