Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura

Il canto del mondo reale. Virginia Woolf. La vita nella scrittura

Considerata all'unanimità la più importante scrittrice inglese del Novecento, Virginia Woolf ha legato la sua attività letteraria all'eccentrico gruppo di Bloomsbury ed è diventata nel corso del secolo un'icona, continuamente oggetto di scoperte e riscoperte. La sua vicenda, però, è stata spesso interpretata a partire dalle crisi depressive, dalle manifestazioni di follia e dal gesto finale del suicidio, con il risultato di oscurare la vita della donna e l'opera della narratrice. Capovolgendo queste letture virate sulla malinconia, sulla mancanza, sul lutto, il contributo critico di Liliana Rampello si concentra sulla ricerca esistenziale della Woolf, che è l'incarnazione di un pensiero poetico scaturito dall'amore per la vita. La continua scoperta di senso nelle pieghe della quotidianità, la risata irriverente davanti a ogni convenzione, l'autocritica spietata, l'ironia e l'autoironia testimoniano la passione di un'artista che con grazia e profondità ha saputo "scrivere la vita", restituire "il canto del mondo reale" in un equilibrio formale fondato sul primato dell'emozione. In questa chiave si può rileggere tutta l'opera di Virginia Woolf: l'autrice di "La sinora Dalloway" e "Al Faro" ha rinnovato il romanzo novecentesco, la sua struttura, la tecnica della rappresentazione, ha fatto dei suoi diari una vera e propria autobiografia (consapevole e immediata riappropriazione del vissuto), di migliaia di lettere una prolungata e viva conversazione; ha dato esempio di un approccio "anarchico" alla critica letteraria, e nei testi più esplicitamente politici - "Una stanza tutta per sé" e "Tre ghinee"- si è rivelata una grande pensatrice, in cui molte donne hanno trovato le radici del proprio femminismo. Per come ha vissuto e scritto, Virginia Woolf è stata la prima a rovesciare il "disvalore" dell'essere donna e scrittrice nella libertà di essere l'una e l'altra, insieme. Per comprenderne appieno il genio non si può dimenticare il conflitto di cui ha voluto essere protagonista, la sua scelta di affrontare l'uomo sull'aspro terreno dell'arte: proprio questa sfida, sempre in bilico tra senso di impotenza e fiducia nella propria vocazione creativa, rende ragione del suo dolore, ma anche della sua felicità.
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