Marginalità al centro

Marginalità al centro assume come oggetto di indagine quella parte della teoria e della pratica educativa che si rivolge alle persone in condizione di marginalità sociale: disabili psichici e fisici, ma anche tossicodipendenti e prostitute, persone senza fissa dimora o con problemi giudiziari, minori a rischio di devianza o in stato di abbandono. Si tratta di un'impresa conoscitiva che nasce dalla consapevolezza che la pedagogia sia in qualche modo chiamata ad interessarsi a tali situazioni di precarietà esistenziale e disagio materiale, studiando per esse strategie educative specifiche e concrete. Il tentativo di valorizzazione di un nuovo umanesimo pedagogico - quale visione unitaria e strategia globale di approccio alla sfida per la piena umanizzazione del mondo - non può prescindere dalle attuali politiche sociali italiane ed europee, chiamate a difendere il valore della dignità umana contro la cultura del disvalore rappresentata dagli antagonismi e dalle intolleranze, dai pregiudizi e dalle conflittualità che dividono popoli e gruppi sociali. Di qui l'impegno di una pedagogia della marginalità che assuma lo svantaggio sociale come pretesto per la concreta attuazione dell'uguaglianza delle opportunità educative, a partire dall'analisi ecologico-sistemica dei bisogni educativi speciali nel tessuto sociale in cui si originano.