Il conte Luna

Il conte Luna

Un giorno di maggio – siamo nei primi anni Cinquanta – Alexander Jessiersky, facoltoso imprenditore austriaco, entra nella chiesa romana di Sant'Urbano e, munito di un'antica mappa, si inoltra nelle catacombe di Pretestato, dove qualche tempo prima sono spariti due sacerdoti francesi. Al custode spiega, in un italiano stentato, che è deciso a ritrovarli. Anche lui, tuttavia, scomparirà nelle viscere di Roma senza lasciare traccia. Ma qual è il vero motivo che ha indotto Jessiersky a calarsi nelle catacombe? Un enigma sul quale occorre indagare, tanto più che il nome di Jessiersky – aristocratica famiglia di origine polacca dalla reputazione non proprio specchiata – sembra connesso con certi «avvenimenti straordinari» che in Austria hanno suscitato scalpore, richiamando l'attenzione della polizia locale. È solo l'inizio di questo romanzo, ma Lernet-Holenia ci ha già catturato, trascinandoci con timbro leggero nel vortice di uno dei suoi intrecci più audaci, tra black comedy e giallo metafisico, tra misteriosi delitti e fosche ombre del passato – mentre su tutto aleggia lo spettro del conte Luna, oscuro motore dell'intera vicenda. Fino al vertiginoso, indimenticabile finale, in quel regno intermedio tra verosimiglianza e irrealtà che di Lernet-Holenia è il territorio d'elezione.COME COMINCIAUn martedì, il 6 maggio dello scorso anno, un certo Alexander Jessiersky, che il giorno prima si era annunciato per telegrafo da Milano, arrivò a Roma e prese alloggio in un albergo sulla scalinata di piazza di Spagna. Si registrò come cittadino austriaco, nato nel 1911, e si dichiarò vedovo. Non specificò la professione, forse perché non sapeva tradurla in italiano.La mattina del 7, presso l'ufficio della LIT (Linee Italiane Transoceaniche), prenotò un passaggio sulla Aosta, che la sera del 9 sarebbe salpata da Napoli diretta a Buenos Aires. Il pomeriggio del 7 visitò diversi luoghi d'interesse nella parte sud di Roma, tra cui la via Appia Antica. Lì avrebbe fatto meglio a lasciarsi persuadere dalla chiesa del Domine Quo Vadis o dal vicino tempio del Dio Redicolo – consacrati entrambi al dio del ritorno, quello pagano e quello cristiano – e affrettarsi, per il suo bene, a tornare indietro. Purtroppo per lui non lo fece. Anzi, proseguì fino alla non lontana chiesa di Sant'Urbano, dove un'entrata secondaria conduce alle catacombe di Pretestato; e mentre visitava la chiesa domandò al custode, in un italiano alquanto modesto, se era vero che due sacerdoti francesi, discesi qualche tempo prima nelle catacombe da quell'accesso, non fossero mai più riemersi alla luce del giorno. Il custode confermò la circostanza; allora Jessiersky gli rivelò la sua intenzione di tornare il giorno seguente e mettersi in cerca dei due sacerdoti scomparsi.

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