Pensare senza parole. I doni nascosti di chi ragiona per immagini, pattern e astrazioni
Se Temple Grandin non ha potuto accedere alla facoltà di Veterinaria è a causa delle gravi carenze in matematica: il suo modo di pensare per immagini – correlato al disturbo dello spettro autistico – le rende infatti difficile maneggiare concetti astratti quali i numeri. La sua particolare forma mentis, riconosciuta e sviluppata grazie ai corsi pratici un tempo offerti dalle scuole, le ha tuttavia permesso di diventare una stimata progettista di macchinari zootecnici, nonché un’autorevole esperta di comportamento animale – materia che, paradossalmente, oggi insegna proprio agli aspiranti veterinari. L’attrito fra il funzionamento del suo cervello e il mondo circostante, avvertito sin dalla più tenera età, l’ha convinta che noi umani abbiamo «modi diversi di pensare»: al pensiero verbale – sequenziale e fondato sul linguaggio – si oppone infatti, in un continuum di gradazioni intermedie, un pensiero visivo che procede per immagini, e che il sistema educativo e il mondo del lavoro sempre più spesso stentano a valorizzare.
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