Cefalonia 1943: una verità inimmaginabile

Cefalonia 1943: una verità inimmaginabile

La vulgata sulla strage della divisione Acqui a Cefalonia riporta che il gen. Antonio Gandin trattava con i tedeschi per guadagnare tempo in attesa degli ordini e quando li ricevette aprì le ostilità. Dopo una strenua battaglia, si arrese e fu il primo degli ufficiali fucilati. Solo la frase finale corrisponde al vero, tutto il resto è manipolazione di una verità scomoda. La retorica persuade senza mai dimostrare. Paoletti offre una rilettura completamente nuova della tragedia di Cefalonia sulla base di una vasta documentazione italiana, tedesca e alleata, inedita e non. Perché Gandin rifiutò subito l'ordine di resa del suo superiore? Se il primo ordine da Brindisi diceva di "considerare i tedeschi nemici", perché due giorni dopo Gandin comunicava alla truppa che erano "in corso trattative perché fossero lasciate alla divisione le armi in attesa di imbarcarsi per l'Italia". Per questo aveva ceduto ai tedeschi il porto di Argostoli? Ma perché poi rifiutò l'invito tedesco di incontrare Mussolini a Vienna? Se a terra i soldati italiani avevano una superiorità numerica di 5-6 volte ma mancavano di copertura dal cielo, perché Gandin respinse le offerte di supporto aereo inglese? Perché ogni difesa dell'isola era senza speranza ? Perché solo a Cefalonia si massacrarono ufficiali e soldati prigionieri ? A tutte queste domande Paoletti dà una risposta non convenzionale, anzi inimmaginabile.
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