Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino

Necessità del divenire. Una critica a Emanuele Severino

La deduzione che lo spettacolo autentico mostri l'oltrepassare perenne della gloria è fondata, sine ira et studio, sul crollo vero dell'Esperia. Ciononostante, secondo Paolo Poma, l'impossibilità del divenir-nulla dell'ente non implica, simpliciter, l'eternità dell'essente: dietro la maschera venusta dell'"Immenso", si cela ancora, dans toute la force du terme, il risentimento del mortale. Una tesi, questa, che alla bella prima potrà suonare strana, spiazzante, persino dogmatica: non è forse il destino della necessità l'obiezione non smentibile rivolta al "mondo in cui viviamo"? Non rappresenta esso ciò che, a differenza della metafisica e, in generale, della tradizione epistemica, riesce a stare, perché non edificato sullo epamphoterizein? Indubbiamente, la saldezza che lo caratterizza consiste nell'attitudine a contrastare, in guisa non sovra-storica, l'oscillazione nichilistica; pur tuttavia - sostiene Poma - il linguaggio che testimonia il destino lascia inesplorata proprio quella regione che più è convinto di aver percorso in lungo e in largo: si tratta, nientemeno, della volontà di potenza.
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