Celeste Aida. Una storia siciliana

Celeste Aida. Una storia siciliana

Anno 1933, XI dell'era fascista. In un villaggio siciliano, un ventenne commerciante di vini uccide la cognatina di cinque anni seppellendola viva. La relazione adulterina con l'ancor giovane suocera e la paura che la bambina possa rivelarla al padre emigrato in America, induce i due amanti a liberarsi della scomoda testimone. Al processo, la difesa della donna ha buon gioco nell'affermare la non punibilità per il reato di adulterio, mancando la querela del coniuge offeso. Così, si condanna a morte il giovane "debosciato", assolvendo la madre per insufficienza di prove anche dell'imputazione di procurato aborto, che il Codice Rocco punisce severamente, in quanto sovvertitore della famiglia e perciò, come l'adulterio, reato contro lo Stato. Il romanzo ricostruisce la torbida vicenda familiare da cui scaturì l'esecuzione capitale attraverso i canti dei cantastorie, fonti orali e giornalistiche, atti giudiziari, che consentono di mettere a fuoco il contesto del dramma: il "disordine" della famiglia contadina siciliana e la politica familiare del fascismo. Squisitamente letterari sono, invece, l'impianto narrativo e il linguaggio: la storia di una bambina, segnata dalla diversità già nel nome e travolta dall'assurda banalità del male, comunica una profonda impressione anche per l'efficacia e la profondità con cui sono tratteggiati i personaggi che balzano vivi dalle pagine, uscendo dal coro che commenta ai margini.
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