Memorie di un'orsa polare

Memorie di un'orsa polare

Tre orsi bianchi inseguono la propria identità e osservano gli umani con sguardo stranito e insieme curioso, scovando una comune radice animale che annulla ogni barriera linguistica, politica o sociale. «Strano e meraviglioso. Un romanzo che si pone nel solco di Franz Kafka, Bruno Schulz e Silvina Ocampo» – The New Yorker «Il romanzo di Yoko Tawada fa risuonare la sua affascinante stravaganza: guardate che animali siamo» – The New York Times Tre talentuosi orsi bianchi sono gli inusitati protagonisti di un romanzo che racconta le loro travagliate esistenze attraverso un secolo di storia. La prima è la matriarca, stella del circo sovietico, che dopo il ritiro dalle scene scopre il piacere di ritrovarsi sola con la sua penna stilografica: la sua autobiografia farà di lei una scrittrice di successo. Sua figlia Tosca, nata in Canada, si trasferisce nella Germania orientale, dove dà spettacolo come provetta ballerina di tango nei circhi. La sua storia ci giunge attraverso la voce dell'addestratrice Barbara, con cui ha stabilito un legame viscerale. Infine Knut, il figlio che Tosca abbandona per seguire la sua vena artistica, si ritrova affidato a un altro mammifero, il custode dello zoo di Berlino, e cresce assediato da giornalisti e visitatori, diventando, suo malgrado, il simbolo delle ansie per il destino del pianeta. Orsi polari che non hanno mai messo piede al Polo Nord, cresciuti in simbiosi con chi li ha irrimediabilmente snaturati, Knut, la madre e la nonna si aggrappano al ricordo per inseguire la propria identità e osservano gli umani con sguardo stranito e insieme curioso, scovando una comune radice animale che annulla ogni barriera linguistica, politica o sociale.
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