De André e il suo Cristo. Da «Smisurata preghiera» a «Preghiera in gennaio»

De André e il suo Cristo. Da «Smisurata preghiera» a «Preghiera in gennaio»

Un viaggio a ritroso, da Smisurata preghiera (1996) a Preghiera in gennaio (1967), ripercorrendo trent’anni di carriera artistica: questo saggio propone una rilettura non integrale ma essenziale del canzoniere di Fabrizio De André, interpretato da Paolo Jachia come «un Vangelo apocrifo e popolare, un Vangelo che si aggiunge cioè agli altri Vangeli senza la necessità di un’ortodossia o della fedeltà a una Chiesa. Ma quanta ricchezza in questo canzoniere, quanta umanità autentica!». Dall’attenta analisi dei testi e dei sottotesti delle canzoni emerge infatti come la visione del mondo schiettamente laica di De André, avversa a ogni forma di religiosità bigotta e di appartenenza chiesastica, ha però tra le sue fonti principali proprio una rilettura personale dei Vangeli e la meditazione sul messaggio e la figura di Gesù Cristo. La conclusione critica cui giunge l’autore è che i Vangeli sono (a volte in modo del tutto inaspettato) il “testo matrice” di moltissime canzoni di De André, che ha continuamente riscritto la storia di Cristo, talvolta in modo diretto ed esplicito (con accenti persino polemici e politici), altre volte in modo indiretto e persino criptato.
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