Alea iacta est. Il dado è tratto

Alea iacta est. Il dado è tratto

Cesare si appresta a varcare le soglie del Rubicone e a cambiare le sorti della storia "Nel momento in cui varcheremo quel ponte non potremo più tornare indietro! Il mio destino, così come quello di chi vorrà seguirmi, si compirà in quell'istante. Se ci riuscirà il colpo su Ariminum otterremo due effetti: il primo è che il cammino futuro sarà più facile dato che molti amano aggregarsi al vincitore, mentre il secondo è che è possibile che i miei avversari, spaventati dalla rapida conquista della città e dalla mia avanzata, quando essi non sono ancora pronti per affrontarmi, sono portati a più miti consigli e che si trovi così un modo di comporre la questione senza continuare questa assurda guerra. Se ciò non avverrà non so quale potrà essere l'evolversi degli eventi: so solo che per me, per recuperare il mio onore e per non passare alla storia di Roma come un traditore della Patria, non c'è che la vittoria..." Con queste accorate parole all'amata Servilia, Cesare si appresta a varcare il Rubicone, e a cambiare le sorti della storia. Intorno a lui ruota una corona di personaggi "minori", ognuno dei quali però con una storia nella storia da raccontare, con sentimenti e paure da condividere e da rivivere nelle pagine di questo appassionante romanzo.
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