Anche le case parlano

Anche le case parlano

L’io narrante di quest’ultimo lavoro di Marina Folliero è un soggetto inanimato, una “casa”, che Roberto e Marina appena sposati hanno scelto per abitare e dove sono rimasti per ben 36 anni. Lei, la “casa”, costruita negli anni Quaranta al tempo della seconda guerra mondiale, aveva ospitato una sola famiglia ed era rimasta disabitata per cinque lunghi anni. Chiusa, al buio con le finestre serrate, con le pareti invase dai ragni, con un tappeto di polvere che copriva i bei pavimenti, si sentiva abbandonata, le mancava l’aria e il sole. Dei due giovani sposi, nuovi inquilini, pian piano si innamora e spera rimangano sempre da lei. Assiste felice alla formazione della famigliola e si meraviglia, lei che è fatta di cemento e mattoni, delle emozioni, dei sentimenti che questa le procura e che sono propri degli esseri umani. Si sente viva, utile come una madre dolce e saggia.
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